sabato 6 dicembre 2008


Calendario dell’Avvento 6. Bettelheim, San Nicola

Questa mattina, i bambini di Molfetta e di altri paesi in provincia di Bari si sono svegliati trovando i doni portati nella notte da San Nicola. Il 6 dicembre è la festa del generoso personaggio cristiano e in questa zona della Puglia, dove il santo vescovo ha trovato da mille anni una seconda patria, dopo che la sua Anatolia fu occupata dai musulmani e le sue spoglie portate in salvo dai marinai baresi, si capisce bene la derivazione folclorica di Babbo Natale da quella di San Nicola, Sinterklaas in Olanda, Santa Claus in America. Non a caso, i protestanti di impianto più puritano mettevano in guardia da questo personaggio «pagano e cattolico», ma Lévy Strauss, in un celebre saggettino (Babbo Natale giustiziato, Sellerio) ricordava un rogo simbolico del rosso personaggio nel 1951, in un villaggio francese, da parte del parroco locale e dai suoi parrocchiani, sia pure a insaputa del vescovo.
Il viennese Bruno Bettelheim (1903-1990), un tempo idolo progressista della psichiatria infantile, è adesso dannato dalle rivelazioni giornalistiche postume che metterebbero in discussione la sua preparazione e le sue teorie. Robert Bazlen, in tempi non sospetti, era molto scettico su questo guru della psicoanalisi e scriveva: «Ognuno non reagisce che contro la banalità che ha in sé. Io non ho massa in me, dunque non mi arrabbio con la massa. Ho in me un’altra banalità, la reazione banale contro la massa. E mi arrabbio con i Bettelheim che reagiscono alla massa con parole diventate di massa». Chi comunque non ha mai prestato fede alle facili spiegazioni della dottrina di Freud non si appassiona neppure alle abiure dei fedeli delle varie sette. Perciò ci piace citare delle pagine di Bettelheim dedicate alla figura di Babbo Natale, nel capitolo finale di
Un genitore quasi perfetto (Feltrinelli).

Quando ero piccolo, in Austria, il giorno di san Nicola veniva celebrato più o meno allo stesso modo in cui lo era stato per secoli; e così viene festeggiato ancor oggi in Austria e in molti altri paesi. Quel giorno, arrivano in ogni casa due uomini: uno impersona san Nicola, ed è paludato come un vescovo; l’altro recita la parte del suo aiutante o servitore, oppure del suo opposto: il nome e il travestimento variano a seconda della località. Come servitore del santo, viene chiamato Ruprecht, e trasporta i regali: più spesso, però, ha nome Pietro il Nero, o Krampus o Grampus, ha la faccia tinta di nero, due corna sulla fronte, la coda, a volte perfino il piede caprino: rappresenta cioè il Diavolo. E il suo sacco non contiene regali, serve a portar via i bambini cattivi; quasi sempre trascina anche delle catene, che fa paurosamente ondeggiare, come una sferza. Ma questo personaggio maligno, dall’aspetto e dalle maniere così feroci, è in realtà sottoposto al potere del buon vescovo Nicola, il quale arriva sempre a fermarlo, così come nella leggenda salvava i bambini in pericolo. Il giorno di san Nicola, dunque, questi due personaggi, che in realtà sono dei vicini compiacenti opportunamente travestiti, bussano di porta in porta, chiedendo ai genitori (che sono d’accordo, ovviamente) se i loro figli sono stati buoni o cattivi. Di solito, la risposta è «il più delle volte buoni, ma non sempre». Allora il Diavolo fa un balzo in avanti e cerca di afferrare il bambino per dargli una buona sferzata con la sua frusta fatta di ramoscelli, ma il bambino riesce quasi sempre a sfuggirgli, tra alti strilli. In ogni caso, dopo qualche tentativo di punirlo da parte del Diavolo, entra in azione san Nicola, che lo rimette al suo posto, facendo capire chiaramente che proteggerà sempre tutti i bambini. Quindi il santo ammonisce il bambino di essere buono e gli dà i suoi doni, cose modeste, di solito frutta e dolcetti. Uno dei suoi doni tradizionali, in particolare, riveste un importante significato: è un ramoscello uguale alla sferza di Krampus, ma dipinto d’oro o d’argento, e con appesi alcuni frutti e dolcetti. Il ramoscello di san Nicola richiama cioè la verga con cui sono puniti i bambini, ma è bello e dolce; è la trasfigurazione di uno strumento di punizione in uno strumento di piacere, cosa molto apprezzata dai bambini. Nel giorno di san Nicola, dunque, attraverso una drammatizzazione che diverte grandi e piccini, viene dapprima con la punizione minacciata o simbolica impartita dalla figura del Diavolo data soddisfazione al lato negativo dell’ambivalenza dei genitori e dei figli (che si sentono in colpa per essersi comportati male o per aver fatto cattivi pensieri); dopo di che può trionfare il lato positivo dell’ambivalenza, e vengono distribuiti piccoli doni, che hanno un valore molto più immediato e reale della punizione simbolica. […]

L’avvento, il periodo che precede il Natale, è un tempo di gioiosa anticipazione, come lo è il periodo che precede la nascita di un bambino; la casa viene preparata per ricevere il nuovo membro della famiglia, così come viene addobbata in preparazione del Natale, la venuta di Babbo Natale nel cuore della notte rimane avvolta nel mistero; così come lo è la nascita dei bambini […].

I genitori di un bambino di sei anni, piuttosto sveglio, decisero che era tempo di spiegargli che Babbo Natale è solo un’invenzione. E quando, nel corso della festa, Babbo Natale fece la sua attesa apparizione, gli spiegarono che si trattava di una persona a lui ben nota, travestita da Babbo Natale. Subito il bambino scoppiò in un pianto disperato: «Perché da me non viene il vero Babbo Natale?».