martedì 8 febbraio 2011

Le dame ipocrite

~ KRAUS SMASCHERA IL CRONISTA FICCANASO
CHE ALZA DAVANTI ALL’OPINIONE PUBBLICA
LE SOTTANE DELLA VITA ~

«Via la mano brutale, infame sbirro!
Te stesso frusta, non quella puttana!
Tu bruci dalla voglia di far con lei
Ciò per cui la punisci!»
SHAKESPEARE, Re Lear, IV,6

Indignato per la condotta giudiziaria e il trattamento giornalistico di un clamoroso processo viennese primo Novecento, e non riuscendo a dare espressione letteraria alla sua collera, Kraus cercava in Shakespeare la parola decisiva sulla «morale che ha reso possibile e gonfiato quel processo». Poi, nel giornale che pubblicava da solo, «Die Fackel», cominciò a sferrare colpi accorti ai giudici e ai giornalisti, smontò con eleganza la macchina truce dell’opinione pubblica.

«Stanno accadendo cose di fronte a cui il linguaggio dello sdegno ammutolisce», diceva in un incipit. Anche noi, un po’ turbati dall’ipocrisia epidemica, ricorriamo alle sue parole, già tanto utili quando a Roma inaugurarono in un solo giorno addirittura due musei del contemporaneo (v.«Almanacco romano», 2 giugno 2010, «Un’esperienza estetica alla toilette»). Le citazioni son tratte da Morale e criminalità (trad. di B. Cetti Marinoni, Bur, 1976).

«Chi è uso per mestiere a mettere in guardia dai pericoli che lo sviluppo di una stampa d’opinione venale procura alla generale civiltà e al bene delle nazioni; chi si batte per la sopravvivenza di tutte le forze conservatrici di fronte all’irruzione di un’orda priva di tradizioni; chi preferisce perfino lo stato di polizia – e non solo in senso estetico – all’affermarsi del dispotismo del giornalume; chi riconosce con franchezza d’aver abbracciato in tutti i campi del pubblico dibattito, se non altro per risentimento, il partito dei cattivi contro i peggiori, e anzi d’aver abbandonato qualche volta la buona causa per disgusto dei suoi paladini, può sperare che si giudichi insospettabile, e pura espressione di un convincimento, anche una confessione che a parecchi può giungere inattesa».

«Quando gli uomini hanno facoltà di emettere giudizi su altri uomini dovrebbero tener sempre presenti i limiti della loro conoscenza».

«Proprio gli spiriti conservatori, tacciati di ‘mentalità clericale’, anziché spingere la giustizia dello stato a sorvegliare le segrete vie della psiche non dovrebbero avere altra aspirazione se non di badare che accanto al potere terreno, che punisce, conservi un po’ di spazio anche il rappresentante di quello ultraterreno, che ammonisce».

«Partito dall’idea di infliggere una sanzione allo scandalo provocato dalla pubblica immoralità, il legislatore è incappato nel sofisma che l’immoralità provoca pubblico scandalo. E quando il pubblico scandalo s’è avuto sul serio come risultato del perseguimento penale dell’immoralità privata, il giudizio, tutto preso dalla ricerca dei dati di fatto, aveva ormai perso la capacità di distinguere tra causa ed effetto».

«Con la ‘morale’ il codice non c’entra, c’entra solo il pettegolezzo di provincia».

«Il legislatore in veste di cronista ficcanaso che alza davanti all’opinione pubblica le sottane della vita, la giustizia ridotta alla parte di un domestico indiscreto che origlia alle porte delle camere da letto e spia attraverso il buco della serratura!».

«Nel regno eterno degli impulsi sessuali, che sono più antichi del bisogno di ipocrisia, il legislatore si muoverà sempre con impaccio».

«Morale […] è la difesa delle mezzane dalla concorrenza sleale degli editori di giornali, che esercitano il mestiere tra rischi molto minori».

«"Al commissariato di polizia di Mariahif è stata inoltrata contro una giovane e bella attrice, al momento priva di scritture, una denuncia anonima secondo cui essa esercitava di nascosto la prostituzione. In seguito a ciò il commissariato ha svolto delle indagini, ha fatto sorvegliare l’attrice e ha convocato un gran numero di persone che l’avevano frequentata. Ma benché tutti questi testimoni scagionassero l’accusata, il commissario di polizia ha condannato ugualmente l’attrice a quarantott’ore di arresto per ‘oltraggio abituale al pudore’. I padroni di casa dell’attrice avevano dichiarato che non era accaduto assolutamente nulla di contrario alla morale: era vero che spesso parecchi signori s’erano trovati in visita da lei nello stesso momento, ma ciò era sempre avvenuto in loro presenza […]”. [Questo l’articolo di un giornale dell’epoca e questo il commento di Kraus:] Viene da chiedersi in che secolo viviamo quando si sente che una donna ha dovuto rassicurare le autorità dichiarando che i suoi visitatori non erano soli con lei nella stanza, che insieme a lei hanno solo conversato e non han fatto altro che potesse indisporre il signor commissario. Cosa ci stiano a fare al mondo i poliziotti, dunque, lo si capisce non soltanto quando restano ignoti i ladri e gli assassini; ma che ci stiano lo si può solo spiegare col fatto che di tanto in tanto succede sempre qualcosa di “atto ad offendere gravemente il senso del pudore”».

Si parla della Vienna di cent’anni fa.