domenica 28 febbraio 2010

Citazione Il volto e Dio
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Adriano I: «Per il tramite di un volto visibile, il nostro spirito sarà trasportato per attrazione spirituale verso la maestà invisibile della divinità attraverso la contemplazione dell’immagine, in cui è rappresentata la carne che il Figlio di Dio si è degnato di prendere per la nostra salvezza» (Epistola di Adriano I al Concilio di Nicea, in J. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, XII, 1061 C–D).

Esercizi di retorica

~ TRUCCHI FOTOGRAFICI OTTENUTI CON LE PAROLE ~

Un fotografo italiano espone a New York alcune immagini prodotte con lo scatto meccanico cui ha dato il titolo a effetto «Criminali/cardinali», accostando i ritratti di pendagli da forca a quelli dei prìncipi della Chiesa romana. Da due secoli circa, i fotografi alzano i toni, saturano il bianco e il nero, deformano in anticipo su ogni espressionismo: trucchi ingenui per sfuggire alla vecchia accusa di duplicare la realtà. In questo caso, l’autore ha fatto ricorso a una similitudine che si ammanta di reticenza, a un apparente ossimoro, o forse a una doppia antifrasi (criminali in luogo di personaggi eminenti ancorché repressi dall’iniqua società, cardinali che sono autentici scellerati). Figure retoriche che qui dovrebbe suscitare reazioni moralistiche, ottenendo facilmente il plauso per la «coraggiosa scelta» (benché la mano guantata e inanellata di un porporato difficilmente si abbatterà sul volto dell’audace paparazzo con uno schiaffo che punisca l’insulto).

Immaginiamo un altro fotografo che titoli la sua mostra «Criminali/zingari», giocando su una scontata affinità. Stavolta l’artificio retorico usato sarebbe il tropo dell’antonomasia, espediente del discorso che spesso chiede un prestito al gergo, all’inferno delle frasi fatte. Qui si evocherebbe l’insulto da bar, nel primo esempio lo sputo dei nuovi benpensanti.
Citazione L'artista buffone

Jean Clair: «In un mondo in cui le élites sono scomparse in nome dell’eguaglianza, spesso decimate dalla plebe, ma nel quale si attribuisce “all’Arte un potere conoscitivo specifico e superiore che ci conduce fuori dalle religioni rivelate, nella sfera di un religioso primordiale e indifferenziato” (Gauchet), stranamente l’artista mantiene, unico, l’incredibile privilegio di venire considerato come un essere a parte, al punto da apparire come il padrone fantasmatico del mondo, il suo buffone escrementizio e onnipotente» (De immundo, p.123).