martedì 3 febbraio 2009

minima / Provinciali sotto la neve

Tanti anni fa, a Roma ci fu una grossa nevicata e si bloccò completamente il traffico. Imbiancandosi, la città entrava in un incantamento: ferma, silenziosa, vuota come di notte, oziosa come un giorno di festa. In pochi andarono al lavoro, in molti a cominciare dai bambini furono lieti per il raro evento atmosferico. Ma quei soloni dei giornalisti subito cominciarono a prendersela con l’arretratezza della capitale mediterranea, inquisirono i politici, i responsabili pubblici, le coscienze private; maledirono il dolce far niente italico, la pigrizia secolare della cultura cattolica, le abitudini accattone del regno papalino. E per giorni ripeterono che all’estero sarebbe stato impensabile, ché lì il mondo girava sempre bene, noi essendo l’eccezione negativa del pianeta. Da allora, ogni volta che nevica abbondantemente a Londra – ovvero quasi tutti gli inverni – ci si incuriosisce alle cronache sulle pagine estere dei giornali italiani, e tutte le volte la metropoli nordica si arresta né più né meno come da noi, le scuole sono chiuse e le autorità invitano a restarsene tutti a casa. Manca soltanto il codazzo dei commenti moralistici.

Lo stesso avviene per le faccende della politica come dell’arte. Nel Sud dell’anima si è oltremodo sensibili all’esotismo d’oltralpe, sembra sempre che al Nord moderno sia tutto rose e fiori. E si copia senza alcun riguardo per il clima unico della penisola. Si importano perfino architetti, che nulla sanno della luce romana.