sabato 31 luglio 2010

Il tempo, la polvere e la carne

~ VERSI IN OMAGGIO NEL «MERIGGIO DEL FULGIDO LUGLIO» ~
Per A. che oggi compie gli anni
Una poesia in queste pagine elettroniche, una sola, senza farci l’abitudine. Infatti, l’«Almanacco» iconofilo non riporta immagini, l’«Almanacco» poetico in senso novalisiano non trascrive versi: nel mare di figure e di assonanze e ritmi, preoccupato dei rischi di inflazione, vuole esser cauto, parsimonioso, intransigente, tanto è grande il suo rispetto per queste somme forme umane, «all’incrocio del tempo e dell’eterno» – come diceva Cristina Campo nel proprio Canone. Un’eccezione dunque, per un poeta dimenticato, Giorgio Vigolo (1894-1983), che incontriamo nei libri come traduttore di Hölderlin e curatore dell’opera di Giuseppe Gioachino Belli, dedito cioè alla polarità tra la Begeisterung, l’entusiasmo dello Svevo, e la diffidenza del censore papalino, nell’epoca in cui si affermava il moderno. I suoi versi rivelatisi tramite un graditissimo dono di una raccolta che ce li ha messi sotto gli occhi, nel «meriggio del fulgido luglio», erano coperti da un velo di polvere, «dentro gli oggetti c’è polvere. / Pulvis. Cetonia xilofaga…» – Brodskij spiega – «poiché la polvere è la carne / del Tempo. Carne e sangue».

Canto del destino si intitola il volumetto da cui citiamo, pubblicato da Neri Pozza in Venezia, nel 1959, con una copertina color malva. Nelle prime pagine contiene diversi riflessi verbali di paesaggi, chiese, palazzi di Roma – nella luce struggente degli anni di mezzo del Novecento, della pietas del dopoguerra – sui quali forse sarebbe bello ritornare.

DOLCE AL TUO LABBRO…

Dolce al tuo labbro e al mio
il confuso respiro
delle parole mormorate insieme,
e questo che ci tiene
in suo calmo potere
degl’inganni del tempo ultimo oblio.
Oh, nostre lunghe pene,
siete ora lievi a ricordarvi e care,
se in questo amato sogno avete sera;
se dalla mite sfera,
dal santo arco dell’ombra
pietà discende e quasi illude il cuore
che al nostro giorno breve
un dio la luce che mancò ci deve.