mercoledì 13 gennaio 2010


minima / «Conosce Ratzinger?»

Lo straordinario spirito critico – non necessariamente la Kulturkritik – che ha da sempre caratterizzato il popolo ebraico fa sperare che nell’incontro di domenica con il papa i luoghi comuni su Pio XII siano evitati. Li si lasci ai cristiani (protestanti) progressisti come quel Rof Hochhuth, sceneggiatore televisivo che cercò la notorietà gettando fango sul Pastor Angelicus. Ci si ricordi invece dei più illustri figli di Israele, dallo scrittore Joseph Roth, che vedeva in papa Pacelli l’unico difensore del popolo ebraico, alla condottiera Golda Meir che seppe testimoniare: «Durante il decennio del terrore nazista, il nostro popolo ha subito un martirio terribile. La voce del papa si è alzata per condannare i persecutori e per invocare pietà per le vittime». Che risuonino le parole del «Messaggio di Natale» del 1942 – nel primo anno dello sterminio degli ebrei –, dove Pio XII osò denunciare il fatto che: «centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento». Chi altro nel mondo provò a pronunciare simili condanne, e in maniera inequivocabile, a un qualche microfono?

Ma Ratzinger e i suoi ospiti devono scansare anche i pregiudizi giornalistici che da anni avvolgono la figura del «pastore tedesco». Li abbiamo ritrovati casualmente in un libro di René Girard dell’inizio del terzo millennio,
La pietra dello scandalo (Adelphi), in cui dialogando con Maria Stella Barberi, e proprio a proposito delle falsità su Pio XII, Girard affermava: «Del resto si tratta delle stesse motivazioni che guidano le polemiche scatenate contro il cardinale Ratzinger. La terribile dittatura del cardinale Ratzinger! Per caso lei l’ha mai incontrato? M. S. B. – Credo di averlo incontrato nelle condizioni ideali. Aveva appena dato una conferenza alla Sorbona, e quello che ricordo di lui è soprattutto la sua forza intellettuale. R. G.– È un uomo dotato, e di modi estremamente piacevoli, ma per certi Americani è peggio di Eichmann, Goebbels e Stalin messi insieme. Si rende conto del coraggio che devono avere uomini nella sua posizione per opporsi al mondo intero, e rendersi impopolari ricordando ai teologi cattolici che ci sono dei limiti oltrepassati i quali non ci si può più dire legittimamente cattolici. Ratzinger non è nelle condizioni di imporre nulla a nessuno, dal momento che nessuno può essere costretto a restare nella Chiesa contro la sua volontà. Il cardinale non fa che ripetere ciò che la Chiesa ha sempre detto. Egli esprime anche la sua inquietudine rispetto a quello che vede ovunque, e questo meriterebbe qualche riflessione…». L’omaggio del massimo pensatore francese della nostra epoca al garbo del professor Ratzinger è una buona epigrafe all’incontro nella sinagoga romana. Un profeta impopolare nel ghetto si dovrebbe trovare a casa.
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