martedì 29 dicembre 2009

minima / L’occhio di Dio

Le agenzie di stampa annunciano che, stando a una ricerca medica condotta su oltre 150 mila persone, il rapporto giusto fra il valore della pressione sanguigna massima e della pressione sanguigna minima è 1,618. Ovvero, a dar retta a questo studio chi, dividendo la ‘massima’ per la ‘minima’, ottiene 1,618 vivrebbe più a lungo, a parità di altre condizioni. Subito dopo, le stesse agenzie aggiungono che i medici che hanno condotto l’indagine ignoravano che quel numero ha una sua lunga fama. A conferma dei compartimenti stagni del sapere scientifico, dunque, chi pratica l'arte medica non sa che 1,618, fin dai tempi pitagorici, corrisponde alla ‘sezione aurea’, alla «proporzione divina», secondo l’espressione del francescano Luca Pacioli, amico e collaboratore di Piero della Francesca, di Leon Battista Alberti e di Leonardo –, all’armonia geometrica che in alcune figure converge verso un punto di fuga chiamato l’«occhio di Dio». Conosciuto dagli artisti e architetti dell’antichità, riscoperto dai nostri rinascimentali, sembra incontrarsi anche nei grandi pittori del Medioevo, forse per trasmissione segreta, e nei musicisti. Perfino nelle forme della botanica è stato rintracciato. La psicologia sperimentale dell’Ottocento provò che nella maggioranza dei casi il pubblico gradiva i linguaggi artistici costruiti sull’armonia matematica. Al giorno d’oggi, l’esperimento dà risultati opposti: quasi nessuno sembra essere in grado di apprezzare la sezione aurea, l’euritmia, l’eufonia. Traviati dalle dissonanze, dagli urli, dal cacofonico, dall’artificiosità perversa, dall’informe, dal deforme, dal disarmonico appunto, perdiamo di vista l’occhio di Dio e rompiamo l’equilibrio del nostro sangue, delle pulsazioni dell’esistenza.
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