giovedì 27 ottobre 2011

Lo spirito di Assisi

~ IL FRATE INTRANSIGENTE CHE VOLEVA PREDICARE
IL VANGELO A TUTTI, PERFINO AGLI ANIMALI ~

Che cosa, meglio di una pagina dei Fioretti, può illuminarci sul cosiddetto spirito di Assisi che il mondo, il linguaggio mondano, tende a trasformare in stucchevole bambocciata o in poetica stilizzazione liberty? Oggi i rappresentanti delle religioni di tutta la terra convergono nel paese umbro per mostrarsi miti e dialoganti, Francesco in questa rievocazione dei suoi primi seguaci apparirà tra loro come un intollerante predicatore che pone ai moderni un tema imbarazzante: Extra Ecclesiam nulla Salus, fuori della Chiesa di Roma non c’è salvezza.

«Il Santo Francesco istigato dallo zelo della fede di Cristo e dal desiderio del martirio, andò una volta oltremare con dodici suoi compagni santissimi, ritti per andare al Soldano di Babilonia. E giugnendo in alcuna contrada di Saracini, ove si guardavano i passi da certi sì crudeli uomini, che nessuno de’ cristiani, che vi passasse, potea iscampare che non fosse morto: e come piacque a Dio non furono morti, ma presi, battuti e legati furono e menati dinanzi al Soldano. Ed essendo dinanzi a lui santo Francesco, ammaestrato dallo Spirito Santo predicò sì divinamente della fede di Cristo, che eziandio per essa fede egli voleano entrare nel fuoco. Di che il Soldano cominciò avere grandissima divozione in lui, sì per la costanza della fede sua, sì per lo dispregio del mondo che vedea in lui, imperò che nessuno dono volea da lui ricevere, essendo poverissimo, e sì eziandio per lo fervore del martirio, il quale in lui vedeva. Da quel punto innanzi il Soldano l’udiva volentieri, e pregollo che spesse volte tornasse a lui, concedendo liberamente a lui e a’ compagni ch’eglino potessono predicare dovunque e’ piacesse a loro. E diede loro un segnale, per lo quale egli non potessono essere offesi da persona. Avuta adunque questa licenza così libera, santo Francesco mandò quelli suoi eletti compagni a due a due in diverse partì di Saracini a predicare la fede di Cristo…» (dal cap. XXIV).

Il santo non si accontentò di questo incontro con un potente della terra, né di avergli strappato una concessione che valeva il duro viaggio, valutò con realismo la difficile situazione e con coraggio insistette per «salvare» l’anima del feroce sovrano, in un duello d'amore, la carità di Assisi essendo quella cristiana della verità, non del cortigiano che per adulazione incensa la fede altrui. Così, in questa appassionata missione per convertire il mondo, entra in scena il prodigio (un altro elemento dimenticato dai moderni).

«Alla perfine, veggendosi santo Francesco non potere fare più frutto in quelle contrade, per divina revelazione sì dispuose con tutti li suoi compagni di ritornare tra i fedeli; e raunatili tutti insieme, ritornò al Soldano e prendette commiato da lui. E allora gli disse il Soldano: "Frate Francesco, io volentieri mi convertirei alla fede di Cristo, ma io temo di farlo ora: imperò che, se costoro il sentissino, eglino ucciderebbono te e me con tutti li tuoi compagni, e conciò sia cosa che tu possa ancora fare molto bene, e io abbia a spacciare certe cose di molto grande peso, non voglio ora inducere la morte tua e la mia; ma insegnami com’io mi possa salvare: io sono apparecchiato a fare ciò che tu m’imponi". Disse allora santo Francesco: "Signore, io mi parto ora da voi, ma poi ch’io sarò tornato in mio paese e ito in cielo, per la grazia di Dio, dopo la morte mia, secondo che piacerà a Dio, ti manderò due de’ miei frati da’ quali tu riceverai il santo battesimo di Cristo, e sarai salvo, siccome m’ha rivelato il mio Signore Gesù Cristo. E tu in questo mezzo ti sciogli d’ogni impaccio, acciò che quando verrà a te la grazia di Dio, ti muovi apparecchiato a fede e divozione". E così promise di fare e fece».