lunedì 22 marzo 2010

Penitenza sensoriale

~ MINIMA ~ AVVISO AGLI ICONOCLASTI CRISTIANI ~

Dalla Domenica di Passione, che precede quella delle Palme, fino alla notte del Sabato santo, la tradizione cattolica impone che le immagini siano velate. Anche quelle della sofferenza di Cristo che in quei giorni si commemora. Perché perfino le scene più atroci, dipinte dagli artisti, sono un balsamo per gli occhi e per l’anima, mentre nel periodo culminante dell’anno liturgico si deve provare lo sconforto che accompagna l’uccisione del Dio fatto uomo: se «vi è sempre dopo la morte di qualcuno come una stupefazione che si sprigiona, tanto è difficile da comprendere il sopravvento del nulla e rassegnarsi a credervi», secondo Flaubert a proposito di Madame Bovary, figuriamoci per il massacro del Giusto, per l’ultimo respiro del Messia che aveva promesso la vittoria su quella morte.

All’interno delle chiese moderniste, invece, nella penitenza quaresimale dei sensi o nel giorno giubilante di Natale, non c’è differenza. Sempre la medesima desolazione. Allora, che gli iconoclasti cristiani, per eccesso spiritualista, per tentazione gnostica, per «negazione irosa», per pauperismo radicale che vuole fare a meno anche della bellezza, insomma che tutti i diffidenti verso l’iconodulia entrino in questi giorni alla Trinità dei Pellegrini, parrocchia che prega in latino seguendo il rito millenario: non soltanto proveranno la sofferenza per l’immagine sottratta – la deprivazione sensoriale, del resto, è una forma di tortura –, percepiranno anche il dolore del nulla, quando il sacro si nega alle belle forme della pittura. Invano si cercheranno sugli altari – come le chiese di un tempo ci hanno abituato a fare – i racconti per la vista, la presenza dei corpi, l’evangelo per eccellenza che annuncia un Dio con il nostro involucro di pelle e ossa. Si proverà così, solo in giorni speciali e terribili, il terrore di perdersi senza più il limite, senza le figure che riempiono lo spazio.

Sperando nella riconciliazione tra la classica «bellezza del sempre» e la gotica «bellezza del mai» (R. Borchardt), nella notte della Resurrezione rivedremo con le immagini svelate anche l’incarnazione dell’arte.