Più di quindici secoli fa, a una cristianità sconvolta dalle minacce e dalle atrocità dei barbari, il papa san Leone Magno, che impedì ad Attila di marciare su Roma, che dialogava con gli invasori e rafforzava la supremazia petrina, parlava così del Natale nei suoi celebri sermoni (dal Discorso I per Natale).
«Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita: una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa di questa gioia è comune a tutti perché il Signore nostro, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano (cioè il miscredente), perché anche lui è chiamato alla vita».
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