Gli atei della pubblicità sugli autobus (v. l’«Almanacco» del 13 gennaio), quelli che annunciano «Dio non esiste», sono indignati: la concessionaria della réclame sui mezzi di trasporto genovesi ha respinto il loro messaggio mobile, reggiseni e mutande sì, questioni teologiche no. I negatori di Dio non si danno pace, gridano alla discriminazione, evidentemente a parer loro si tratta di merci simili. In effetti, nella inserzione avevano aggiunto alla «buona notizia» di esser soli nell’universo anche una raccomandazione: «Smetti di preoccuparti e goditi la vita». Promettevano cioè un godimento da confort casalingo, una felicità da Carosello, secondo gli schemi della persuasione occulta, perché respingerli? Partendo dal medesimo presupposto, il marchese de Sade proclamava invece: se Dio non esiste servono nuovi costumi. Che siano legalizzati l’incesto e l’omicidio, lo stupro e la pederastia, sosteneva con sottili ragionamenti filosofici il libertino nel libello militante, Francesi, ancora uno sforzo se volete essere repubblicani. Ma gli atei allegri del XXI secolo sono ben lontani da sì tragiche scelte, non danno peso neppure alle conseguenze del vuoto divino previste da Nietzsche, né sembrano sfiorati dalle parole di un saggio contemporaneo, George Steiner: «Un ateo sincero e conseguente mi suscita immenso rispetto, purché nei destini della vita, morte e malattia, sia chiaramente conseguente con il suo ateismo. Ma ne ho incontrati pochissimi nelle mie letture e nella mia vita: forse Leopardi. Se il telefono squilla a mezzanotte e annuncia l’incidente mortale d’auto di un proprio caro, l’ateo può dire ‘mi addolora, ma la vita è una lotteria, un caso a livello statistico’». Araldi del benessere piccolo-borghese, i nostri atei inserzionisti, predicano tutt'altro vangelo. Buttano all’aria la cosmogonia per andare magari al bar con gli amici e bevendo e sghignazzando lasciarsi sfuggire una sonora bestemmia. Gli atei delle associazioni, i ‘liberi pensatori’ che si richiamano senza pudore a un personaggio vertiginosamente imponente come Giordano Bruno, sembrano sempre dei bambinoni, ingenuotti e bonari. Dei campioni di credulità. (È però preoccupante che anche persone e organizzazioni meno puerili si lascino trascinare in simili giochi e sui bus spagnoli come sui muri romani rispondano a suon di slogan alla campagna promozionale dei miscredenti. La propaganda fide può passare in ogni forma dei media, d’accordo, ma con altro argomentare).
mercoledì 21 gennaio 2009
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