minima / Madamina, il Contemporaneo è questo
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Tentato da pericolosi percorsi che poi «ammazzano qualunque Desiderio o Piacere o Godere», Alberto Arbasino sciorinando il ‘Katalogo di Kassel’ (in un articolo così intitolato), a un certo punto scriveva: «Non c’è fondo di provincia, oggi, dove pittori e scultori giovani non mettano stizzosamente da parte ogni attrezzo delle Belle Arti, per dipingere di blu un tavolino di casa, ed esporlo firmato con sopra una verdura, una citazione ideologica, una fotografia della nonna, o magari niente. E si chiacchiera parecchio di ‘eventi’ che sono piuttosto ‘spettacoli’, così diventa inevitabile giudicarli secondo le leggi specifiche della rappresentazione teatrale. Allora si identificano quali gags, trovate visuali equivalenti alla ‘battuta’ non necessariamente comiche, possono essere serissime, il guaio è quando sono gags da aiuto-regista scadente di teatrino off-off. Numerosi ‘progetti’ anche, e venduti come tali: analoghi ai soggetti cinematografici riassunti in poche battute dagli sceneggiatori ad uso del produttore, magari appuntati su un pacchetto di sigarette…».
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La precisione linguistica dell’osservatore più acuto delle italiche faccende, oltreché letterato soavissimo, metteva a posto le cose con buonsenso lombardo, evitando la selva degli pseudoconcetti delle estetiche, le astrattezze cui ricorrono gli imbonitori (sarebbe la migliore epigrafe su quanto l’«Almanacco» va dicendo a proposito di oggetti tanto enfatizzati dalla retorica corrente e che in particolare nello scritto del 2 marzo 2009 provava a smontare). La citazione arbasiniana è venuta fuori in una raccolta di resoconti di viaggi, Il meraviglioso, anzi (Garzanti, 1985), ma il reportage si riferisce a una data più lontana, «estate 1972», quando il sistema di «opere e gesti che si vogliono artistici» (ibidem) era ai suoi primi passi. Nel frattempo «pittori e scultori» non più giovani, anzi vecchi e morti, hanno continuato «a mettere stizzosamente da parte ogni attrezzo delle Belle Arti»: il Contemporaneo si traveste infatti noiosamente da Eterno.
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