sabato 28 novembre 2009

minima / Bandiera rossa

Nella Polonia per mezzo secolo asservita al comunismo dei russi, oggi proibiscono l’esibizione della bandiera rossa. Con un certo ritardo, vent’anni dopo la fine di quel regime, un po’ come successe nell’Italia dei Settanta, quando per motivi contingenti si riscoprì l’«antifascismo». Ma i simboli, ancorché clandestini, non sono facilmente cancellabili, anzitutto dal cuore.
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Sergej Nicolaevič Bulgakov fu un economista e un rivoluzionario russo, amico di Rosa Luxemburg, avversato da Lenin. Davanti alla Madonna Sistina di Raffaello a Dresda, digiuno di conoscenza estetica, ebbe una esperienza estatica, tornò a interessarsi alla fede dell’infanzia. Allora l’«insolenza rivoluzionaria» gli apparve come lo spirito dell’Anticristo. Rientrò nella Chiesa ortodossa, chiese l’ordinazione sacerdotale, divenne uno dei massimi teologi del Novecento, un amico di Pavel Florenskij. All’inizio degli anni Trenta, padre Sergio, ormai esiliato dall’Urss, era a Londra dove si trovò a passare per Hyde Park in un Primo maggio freddo in cui cadevano fiocchi di neve. Racconta un pope che era con lui: al passaggio delle bandiere rosse, una «nube di bandiere rosse» nel cielo grigio e bianco, «mi meravigliai nel vedere con quanta eccitazione, con gli occhi scintillanti, padre Sergio osservasse questo spettacolo per me rivoltante. Egli ammise di sentire un’emozione, un entusiasmo a lui ben noti… ‘È complicata la lira dell’anima umana’, disse. ‘L’armonia in essa si mescola con la dissonanza’».
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