~ TRUCCHI FOTOGRAFICI OTTENUTI CON LE PAROLE ~
Un fotografo italiano espone a New York alcune immagini prodotte con lo scatto meccanico cui ha dato il titolo a effetto «Criminali/cardinali», accostando i ritratti di pendagli da forca a quelli dei prìncipi della Chiesa romana. Da due secoli circa, i fotografi alzano i toni, saturano il bianco e il nero, deformano in anticipo su ogni espressionismo: trucchi ingenui per sfuggire alla vecchia accusa di duplicare la realtà. In questo caso, l’autore ha fatto ricorso a una similitudine che si ammanta di reticenza, a un apparente ossimoro, o forse a una doppia antifrasi (criminali in luogo di personaggi eminenti ancorché repressi dall’iniqua società, cardinali che sono autentici scellerati). Figure retoriche che qui dovrebbe suscitare reazioni moralistiche, ottenendo facilmente il plauso per la «coraggiosa scelta» (benché la mano guantata e inanellata di un porporato difficilmente si abbatterà sul volto dell’audace paparazzo con uno schiaffo che punisca l’insulto).
Immaginiamo un altro fotografo che titoli la sua mostra «Criminali/zingari», giocando su una scontata affinità. Stavolta l’artificio retorico usato sarebbe il tropo dell’antonomasia, espediente del discorso che spesso chiede un prestito al gergo, all’inferno delle frasi fatte. Qui si evocherebbe l’insulto da bar, nel primo esempio lo sputo dei nuovi benpensanti.
Immaginiamo un altro fotografo che titoli la sua mostra «Criminali/zingari», giocando su una scontata affinità. Stavolta l’artificio retorico usato sarebbe il tropo dell’antonomasia, espediente del discorso che spesso chiede un prestito al gergo, all’inferno delle frasi fatte. Qui si evocherebbe l’insulto da bar, nel primo esempio lo sputo dei nuovi benpensanti.
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