~ LA MODA, LA MORTE E L’ARTE ~
Massimo scandalo quando il responsabile del Padiglione italiano alla Biennale di Venezia, che da tempo non si scandalizza più di niente, ha denunciato, anche su indicazione di Marc Fumaroli, l’osceno connubio tra arte e moda. I potenti della fashion si son subito mobilitati rilasciando ridicoli patentini di eleganza: quando mai i sarti si permisero di giudicare il buon gusto dei loro clienti? Forse in ciacole molto private, pettegolezzi per alleviare il lavoro, ma la Biennale somiglia ai Saturnali, gli addetti all’abbigliamento si sentono artisti e i critici che dovrebbero essere uomini liberi si mettono al servizio dei servi. Resta il fatto che quella denuncia somiglia alla fiaba del re nudo (non a caso il racconto di Andersen è intitolato I vestiti nuovi dell’imperatore e parla di sarti imbroglioni e di cortigiani complici), la radicale differenza tra moda e arte essendo comprensibile anche ai bambini. La prima infatti, nonostante scintilli e motteggi, ha un fondo sinistro: Madama Moda, Madama Morte, dice Leopardi mettendole in consonanza. La seconda dovrebbe vincere il tempo, sottrarci al finito, risultare una metafora della salvezza eterna. Collocate insieme, somigliano alle incisioni seicentesche in cui uno scheletro pone le sue mani ossee nelle carni di una florida donna nuda.
Massimo scandalo quando il responsabile del Padiglione italiano alla Biennale di Venezia, che da tempo non si scandalizza più di niente, ha denunciato, anche su indicazione di Marc Fumaroli, l’osceno connubio tra arte e moda. I potenti della fashion si son subito mobilitati rilasciando ridicoli patentini di eleganza: quando mai i sarti si permisero di giudicare il buon gusto dei loro clienti? Forse in ciacole molto private, pettegolezzi per alleviare il lavoro, ma la Biennale somiglia ai Saturnali, gli addetti all’abbigliamento si sentono artisti e i critici che dovrebbero essere uomini liberi si mettono al servizio dei servi. Resta il fatto che quella denuncia somiglia alla fiaba del re nudo (non a caso il racconto di Andersen è intitolato I vestiti nuovi dell’imperatore e parla di sarti imbroglioni e di cortigiani complici), la radicale differenza tra moda e arte essendo comprensibile anche ai bambini. La prima infatti, nonostante scintilli e motteggi, ha un fondo sinistro: Madama Moda, Madama Morte, dice Leopardi mettendole in consonanza. La seconda dovrebbe vincere il tempo, sottrarci al finito, risultare una metafora della salvezza eterna. Collocate insieme, somigliano alle incisioni seicentesche in cui uno scheletro pone le sue mani ossee nelle carni di una florida donna nuda.
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