Venerdì scorso, la calca ordinaria di un bus romano è stata irrobustita da un’orda schiamazzante di studenti di un istituto tecnico. Festeggiavano la fine dell’anno scolastico, celebravano forse la conquista di un diploma. Maschi e femmine diplomati o diplomandi, senza differenze, giocavano a fare i selvaggi. Non si erano imbrattati con uova e farina come fanno molti liceali appena interrotta la lettura di Plotino o la traduzione del pio Virgilio, non si piegavano ai ‘gavettoni’ infantili, puntavano a più duri modelli. Quei ragazzotti mimavano canti e slogan delle curve calcistiche. Così in pochi istanti, conquistato il compiacimento del pubblico anziano, han cominciato a bestemmiare Dio, ritmando l’insulto blasfemo, e subito dopo, per spirito di trasgressione ancora più scandalosa ai loro occhi – ché si è raccontato spesso nelle aule scolastiche e nelle gite didattiche ai Lager di una immolazione al Cielo per quella che fu invece una efferatezza umana e con finalità assai laiche – cominciavano a ripetere con un sorrisetto sulle labbra: «sei milioni di ebrei, sei milioni di ebrei, io lo rifarei, io lo rifarei». A questo punto l’espressione di benevolenza dei presenti, pur concessa di fronte all’ingiuria sguaiata verso l’Onnipotente, si irrigidiva in una smorfia strana. In tempi di invidia sociale, avranno pensato ai soldi sprecati per la scuola e per i titoli di studio legali? O al piccolo dettaglio che neppure al riparo del sacro i morti sono al sicuro? O che l’abuso retorico di cultura genera mostri? O semplicemente che se educhi i giovanetti all’arte della trasgressione, magari con ripetute visite scolastiche nei musei del contemporaneo, poi nei sacrilegi bifolchi sul mezzo pubblico si sentiranno dei creativi in erba.
lunedì 18 giugno 2012
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