lunedì 15 dicembre 2008


Calendario dell’Avvento 15. Yourcenar, la cena

Pochi sanno che l’autrice delle Memorie di Adriano, in un’intervista, a proposito della modernizzazione della Chiesa cattolica, e in particolare della Messa in lingua volgare, affermava: «Mi chiedo che cosa ne resti. Penso che le parole fissate, stabilite da lungo tempo, le parole che erano servite a migliaia e migliaia di vite umane, si caricavano di un’emozione, di una tensione grandissima, che hanno perduto. Erano in qualche modo dei mantra e, sostituendolo con il linguaggio di ogni giorno, sarà difficile radicarle nell’animo umano, nell’intelligenza, nella sensibilità». Del resto, Marguerite Yourcenar, citando Bloy, aspirava alla santità anche nell’epoca dell’eclisse divina e pensava al mestiere di scrittore come a un artigianato ascetico. Dal libro-intervista A occhi aperti (Bompiani), riportiamo una brevissima rievocazione del Natale sull’isola statunitense di Mount Desert, dove la scrittrice visse per anni. Non un «fioretto» di miliardari, piuttosto una scena domestica, nella quale cioè i domestici richiamano la domus, casa e duomo, sono parte della famiglia.

… Non che qui [nell’isola di Mount Desert] non esistano indifferenza, diffidenza, ostilità; se così fosse, quest’isola sarebbe veramente il Paradiso in terra, e non è il caso. Ma, effettivamente, sentimenti e rapporti di quel tipo s’incontrano un po’ meno che a New York o a Parigi. Mi limiterò a dargliene un esempio: nei suoi ultimi anni di vita, l’amica che ho perso da poco aveva molto ridotto il numero delle uscite ‘mondane’, ma era tacitamente inteso che avrebbe partecipato con me alla cena di Natale in casa di alcuni amici residenti nell’isola, una coppia molto agiata (devo sottolineare questo particolare perché si capisca meglio quel che segue). Senza essere proprio dei nababbi, questi amici sono proprietari, in riva al mare, di bellissimi boschi abitati da uccelli e animali selvatici che essi nutrono nei periodi di gelo e di neve. Per inquadrarli ancor meglio, aggiungo che sono irlandesi e cattolici. Due anni fa (doveva essere l’ultimo Natale per l’amica scomparsa), avevamo concordato di cenare insieme tutti e quattro, senza altri invitati, per non affaticare l’ammalata. La mattina del 24, Mrs G. mi ha chiamata al telefono: «Stamani ho incontrato al villaggio lo spazzino. Come sa, la moglie proprio in questi giorni lo ha abbandonato lasciandolo solo con il figlio di quattordici anni. Li ho invitati tutti e due: spero che lei sia d’accordo e che la cosa non affatichi G.». Naturalmente, eravamo d’accordo e, quella sera, c’è stata una bellissima cena di Natale accanto al fuoco con sei persone che si sentivano amiche. E mi sento perfino imbarazzata a sottolineare una cosa che dovrebbe essere così ovvia e naturale.

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