Calendario dell’Avvento 18. Hopkins, le nuvole
Gerard Manley Hopkins (1844-1889), poeta britannico tra i maggiori dell’Ottocento, gesuita e predicatore, fu cantore della bellezza e sperimentatore audace, anticipando la prosa di Joyce. Tenne un diario impressionista in cui, per un certo periodo, descriveva ogni giorno le nuvole. Da questo giornale intimo e celestiale, tradotto in parte nell’antologia Poesie (Guanda), riportiamo un testo dicembrino.
21 dicembre 1883
La luminosità è intensa, essa ha prolungato la luce diurna e ha ottimamente trasformato la stagione; bagna tutto quanto il cielo. Si può scambiare per il riflesso di un vasto incendio… più simile a un incarnato acceso che i rossi lucidi degli ordinari tramonti. Ma è anche opaco. Un tramonto luminoso orla le nuvole così che i loro contorni sembrano oro, rame, bronzo e acciaio. Esso suscita fuori di esse quelle abbaglianti macchie o chiazze che la gente chiama scaglie di pesce. Dà a un grembo di nuvole a pecorelle o maculato l’apparenza di una seta cremisi imbottita o di un campo arato, rosso sotto un trasparente strato di gelo.
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