sabato 18 aprile 2009

minima / Visitate Zurigo
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Visitate Zurigo d’inverno dopo aver visto un buon numero di foto della città all’inizio del Novecento: senza i bianchi intonaci d’oggi, anzi abbastanza scura, puritana, con le donne calviniste in nero; andate a vedere la cattedrale zwingliana radicalmente iconoclasta, priva perfino di un crocefisso, di una croce geometrica, niente (purtroppo adesso anche la chiesa cattolica degli agostiniani è altrettanto nuda); pensate alla chiusura mentale dei montanari elvetici che avevano conosciuto solo nell’ultimo secolo la ricchezza delle banche e pensate agli anarchici e agli esiliati vari che si aggiravano con la testa piena di utopie in un ghetto di banchieri e di ingegneri del Politecnico; girate poi per le stradine gelide della parte alta, anche senza farlo apposta – il quartiere è piccolo – vi imbatterete in un angolo che espone la targa Cabaret Voltaire. Dentro, ristrutturato da qualche anno, quando lo si sottrasse a una demolizione (i seguaci dei demolitori vorrebbero per quel che li riguarda mantenere ogni traccia delle loro distruzioni), all’oblio cui lo aveva destinato un deposito o roba del genere, un locale angusto, povero, con un caminetto senza grazia, un palchetto da burlesque. Qui i disperati della terra provavano a esser ludici con il tono ironico dei moribondi che non vogliono cedere alle lacrime. Qui veniva a distrarsi dai suoi studi per conquistare il potere il russo Vladimir Ilic Ulianov detto Lenin. Così nacque la prima avanguardia storica del secolo scorso. In-fanti del da-da. I signori che provavano a fare i faceti ebbero questo humus. E allora si capisce tutto. Quando Hugo Ball passò nel Canton Ticino cattolico, lasciò da parte gli scherzi stupidi e prese ad occuparsi di meraviglie bizantine.
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Sul lago ameno che ingentilisce Zurigo, furono concepite strategie che avrebbero portato all’impresa più sanguinaria della storia (realizzata in terra russa) e alla definitiva scomparsa delle belle arti.

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