Citazione La lingua morta
Giorgio Manganelli: «Lo scrittore scrive una lingua morta, scrive costantemente ed esclusivamente una lingua morta. Per lingua morta cosa intendo? Una lingua che non è parlata né parlabile, che può essere una lingua del passato, una lingua che impasta vari passati, o lingua che impasta passati e futuri perché il futuro anticipa il non esistere dal punto di vista del presente tale e quale come il passato: cioè c’è una morte futura e una morte passata e la lingua può partecipare dell’una e dell’altra; ma è costantemente una lingua morta.
Anche quando apparentemente lo scrittore crede di usare una lingua quotidiana, nel momento in cui la ferma e la chiude nel discorso, quella lingua diviene defunta e come tale funziona letterariamente; se non è defunta non funziona letterariamente, diventa una lingua socializzata che può essere interessante sociologicamente ma non ha niente a che fare con la letteratura» (da «Jung e la letteratura» in Antologia privata, Rizzoli, 1989, p. 214).
Giorgio Manganelli: «Lo scrittore scrive una lingua morta, scrive costantemente ed esclusivamente una lingua morta. Per lingua morta cosa intendo? Una lingua che non è parlata né parlabile, che può essere una lingua del passato, una lingua che impasta vari passati, o lingua che impasta passati e futuri perché il futuro anticipa il non esistere dal punto di vista del presente tale e quale come il passato: cioè c’è una morte futura e una morte passata e la lingua può partecipare dell’una e dell’altra; ma è costantemente una lingua morta.
Anche quando apparentemente lo scrittore crede di usare una lingua quotidiana, nel momento in cui la ferma e la chiude nel discorso, quella lingua diviene defunta e come tale funziona letterariamente; se non è defunta non funziona letterariamente, diventa una lingua socializzata che può essere interessante sociologicamente ma non ha niente a che fare con la letteratura» (da «Jung e la letteratura» in Antologia privata, Rizzoli, 1989, p. 214).
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