~ METAFORE PEDESTRI SULL’ECLISSE DELL’ARTE. ~
Prendiamo un esempio assai popolare in queste ore. Delle miserie calcistiche italiane in molti cercano la consolazione con un realistico abbraccio del fato: «ducunt volentem fata, nolentem trahunt» si sussurrano gli idolatri del pallone asciugandosi le lacrime. Ovvero, se Eupalla – dea generata dalla scrittura di Brera – nega il talento a una generazione, attendiamone un’altra con santa rassegnazione. Il mito non attecchisce al succedaneo. La medesima considerazione andrebbe fatta per l’arte. Se le nove Muse nove hanno strappato grazia e techné alla generazione contemporanea, aspettiamo anche qui con uguale pazienza. E come non conviene nel calcio scambiare le «goffe scarponerie» con l’opera dei fuoriclasse schiumanti, così non è onesto in campo estetico spacciare per artisti dei ronzinanti raccattapalle. Domani il pubblico degli stadi cercherà nuove distrazioni e nuove speranze ma non potrebbe mai mettersi l’animo in pace con delle squadre che, per esempio, invece di calciare, con la scusa che nei nostri tempi il genio latita, si limitassero a correre senza palla, così per pura mimesi. Perché il pubblico dei musei si accontenta allora di tutto quello che parodia l’arte e la sua mancanza? Non basterebbe prendere atto dell’eclisse e attendere mesti piuttosto che muoversi disordinatamente con un riso da ebeti?
Prendiamo un esempio assai popolare in queste ore. Delle miserie calcistiche italiane in molti cercano la consolazione con un realistico abbraccio del fato: «ducunt volentem fata, nolentem trahunt» si sussurrano gli idolatri del pallone asciugandosi le lacrime. Ovvero, se Eupalla – dea generata dalla scrittura di Brera – nega il talento a una generazione, attendiamone un’altra con santa rassegnazione. Il mito non attecchisce al succedaneo. La medesima considerazione andrebbe fatta per l’arte. Se le nove Muse nove hanno strappato grazia e techné alla generazione contemporanea, aspettiamo anche qui con uguale pazienza. E come non conviene nel calcio scambiare le «goffe scarponerie» con l’opera dei fuoriclasse schiumanti, così non è onesto in campo estetico spacciare per artisti dei ronzinanti raccattapalle. Domani il pubblico degli stadi cercherà nuove distrazioni e nuove speranze ma non potrebbe mai mettersi l’animo in pace con delle squadre che, per esempio, invece di calciare, con la scusa che nei nostri tempi il genio latita, si limitassero a correre senza palla, così per pura mimesi. Perché il pubblico dei musei si accontenta allora di tutto quello che parodia l’arte e la sua mancanza? Non basterebbe prendere atto dell’eclisse e attendere mesti piuttosto che muoversi disordinatamente con un riso da ebeti?
Nessun commento:
Posta un commento