martedì 15 giugno 2010

Notturno veneziano

~ IL PRIVILEGIO SULLA LAGUNA, LA SVENTURA A ROMA
E A NAPOLI ~

A Venezia – ci racconta una giovane amica che studia lassù – le principali biblioteche pubbliche e private sono aperte fino a mezzanotte e pure la domenica pomeriggio. Ecco la cultura sempre invocata astrattamente – una nuova religione del sacrificio – che una volta tanto invece fa pensare a cose piacevoli, buone, utili. Così chi non ha il privilegio di possedere a casa milioni di libri o di giorno lavora e non per questo si sente di appartenere alla parte degli iloti o è semplicemente un nottambulo per vocazione può compulsare in ore segrete volumi d’ogni epoca e forse trovare con un pizzico di fortuna più una certa intuizione, in pagine che non basterebbero molte vite a leggere interamente, le parole nascoste della salvezza, quantomeno della consolazione. E passare all’enoteca per l’aperitivo e poi tornare, lasciare un libro aperto e ritrovarlo in un eccentrico dopocena.

A Roma, metropoli sbandata, non è concesso un tale beneficio, anzi la Biblioteca nazionale accetta le ultime richieste all’ora di pranzo e già nel pomeriggio, abbandonata e sonnolenta, invoglia alla fuga. Qui cultura non fa rima con piacere e l’assessore municipale addetto a simili affari si bea delle code per visitare musei vuoti, del presenzialismo di massa, degli obblighi imposti da Madama Moda. A Napoli, dove si spendono venti milioni di euri per la cultura della parodia, coloro che l’hanno governata durante un ventennio non si sono mai sognati di organizzare in modo proficuo quello che appunto si chiama un servizio pubblico, neppure la spazzatura riuscivano a raccogliere, con il rischio di colera, figuriamoci far spingere di notte un carrello con dei libri. Ma soprattutto la logica dominante, contemporanea, mediatica non pressa mai per simili iniziative. Del resto, provate a immaginarvi un camorrista aprire con circospezione un libro, non i romanzetti che cantano le sue gesta e di cui parla divertito al cellulare con gli amici, sopraffino ermeneuta di ogni allusione criptica, no, sfogliare nel silenzio severo di una biblioteca un’opera inattuale. Poco verosimile. Ma è facile vederlo mischiarsi con gli abiti firmati tra i visitatori del Madre. Magari addirittura mimetizzato tra i venditori di opere al museo, tra i mediatori che fanno crescere i prezzi, forse addirittura tra i ‘creatori’ che stabiliscono la cifra e incassano direttamente dallo Stato.

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