lunedì 21 febbraio 2011

La penisola dei festini

~ PAESAGGI ITALIANI NELL’OTTICA
DEI MORALISTI PROTESTANTI ~

La delectatio morosa accompagna i giornali e tutti gli altri media di Europa mentre sguazzano sulle vicende pruriginose che i magistrati italiani mettono in mostra e in piazza. E la stampa nostrana, in particolare quella che agita con particolare foga le bandierine tricolori, approfitta della curiosità che l’Italia sempre suscita all’estero quando si parla di peccato, per enfatizzare questo interesse e invocare, onde «non farci ridere dietro», la fine della nostra ‘eccezione’. È in corso infatti una furiosa battaglia per cancellare definitivamente l’antico aspetto del Belpaese, per appiattirlo alla neutralità dell’Europa delle banche, per estirpare l’italica memoria con la vergogna. Nel paese cattolico per eccellenza, nella patria quindi dei confessionali, si vuol ridurre tutto a sanzione legale, dimenticando la sapiente arte della comprensione e del perdono, il sorriso umanista dei migliori direttori di coscienza di fronte alle anime agitate dagli scrupoli. «Non siamo angeli, abbiamo un corpo»: così Teresa d’Avila ammoniva le sue consorelle; i puritani si illudono invece che si possa sorvolare sull’aspetto fisico, sulla pesantezza dell’essere, senza neppure l’ausilio dei sacramenti.

Questo «Almanacco» persevera perciò nel ricordare come la questione risalga a molti secoli addietro, alla battaglia culturale dei protestanti contro i «corrotti papisti». Le guerre di religione son finite da un pezzo ma i pregiudizi dietro ai quali i Lanzichenecchi saccheggiavano Roma sopravvivono. In un libro di Federico Zeri intitolato significativamente La percezione visiva dell’Italia e degli italiani (Einaudi, 1989) – dove peraltro partendo dall’Ytalia affrescata da Cimabue, si capisce e si vede nelle numerosissime immagini che accompagnano il testo come una nazione e un popolo esistessero ben prima dei miseri centocinquant’anni celebrati in pompa magna – leggiamo della maniera con cui i sospettosi moralisti rappresentavano la penisola:

«Questi del Cinquecento avanzato sono del resto i tempi in cui l’immagine degli italiani sortisce in pittura, e specie oltralpe, quei tratti di licenziosità, condotta ambigua, tradimento, secondo cui essi sono stati a lungo e sono ancora noti un po’ ovunque. Il periodo del dramma elisabettiano, dei suoi loschi, sanguinosi imbrogli, così spesso localizzati a Venezia o Verona, a Roma o a Napoli, coincide con la diffusione in Europa della commedia dell’arte: anche questa contribuisce a rifinire la tipologia eterodossa dell’Italia e dei suoi abitanti. E ancora, viaggiatori e pittori venuti dal Nord, affascinati da certi aspetti, singolari ai loro occhi, della vita italiana, cominciano a estrarre dalla trama complessa del reale certi dati, sui quali prende a cristallizzarsi un cliché irreale e persino assurdo, ma non per ciò privo di una lunghissima vitalità. Fu specialmente Venezia a venir sottoposta a questo processo di mitizzazione, quale scenario di perenne godimento sensuale, di balli e di festini, di evasioni dalla norma di condotta; e in ciò, l’Europa del Nord trovava una conferma all’immagine a tinte forti che dell’Italia, rimasta cattolica e poi controriformata, era stata già da decenni fornita dal protestantesimo» (pp. 25-26).

Si sta parlando di città delle meraviglie, nel massimo splendore del Rinascimento, ma i polemici puritani le dipingono con i colori dell’Inferno. Peggio sarà quando l’Europa protestante e capitalistica si allontanerà da Roma per la propria strada. Allora sarà la volta dei grandi scenari da incubo che «ben figurerebbero in un’edizione illustrata di un qualche Gothic Romance inglese…», dice ancora Zeri, l’Italia «quale teatro di orrori agghiaccianti» nella rappresentazione pittorica e letteraria. Il ‘Paese dei festini’ diverrà il centro della Romantik che ripropone il ‘viaggio in Italia’ sub specie peccaminosa. Ogni tanto bisogna andare a rileggersi quelle pagine che impalpabilmente incidono ancora sull’opinione pubblica europea del XX ed evidentemente del XXI secolo.

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