venerdì 25 febbraio 2011

L'eresia puritana

~ GLI ACCUSATORI DEL CORPO E DELL’ARTE
IN UN DIZIONARIO DI MORALE CATTOLICA ~

Parlano ossessivamente di corruzione i puritani d’ogni epoca, intendendo con questa parola i guasti del procedere spregiudicato, i vizi di debolezza davanti al denaro, al bello, allo sfarzo, mai riferendosi alla corruzione temporale, ai corpi che in pochi anni si deformano, allo spirito che si affievolisce, alle vite che si spengono. Nel bene e nel male, accettando anche questa corruzione come un aspetto umano, una caratteristica di Adamo ed Eva e della loro discendenza appena fuori dal giardino paradisiaco, il cattolicesimo prova a riscattare deformazioni e appesantimenti, arriva a santificare la carne, a crederla oltre la morte, nonostante la morte e i suoi terribili sigilli. Ecco allora la vera, santa, battaglia contro la corruzione, l’unica vera corruzione che ci manomette per anni e poi ci uccide. E l’unica che colpisce tutti, senza gruppi di privilegiati che se ne possano tirare fuori: i cristiani conoscono soltanto la speranza di salvarsi, non l’orgoglio di essere migliori.

Lo sviare dalle finalità della vita cristiana, lo scambiare pagliuzze con travi già nella dottrina, può far classificare il puritanesimo tra le eresie, forse quella più avversa alla religione romana. Spiega un teologo contemporaneo, un domenicano francese, in un Dizionario di morale cattolica: «Non bisogna esitare a denunciare il puritanesimo come una deformazione, una vera e propria eresia della morale cristiana. Come per ogni eresia, le intenzioni all’inizio sono eccellenti. Nel corso dei secoli XVI e XVII un movimento inglese, pio e fervente, si propose di far rivivere la purezza della Bibbia. Non essendo però fondato su di un autentico umanesimo, questo dare ascolto alla “sola Scriptura” ha portato molti eccessi. Si comincia col criticare duramente il lusso e diverse forme di frivolezze, poi si diffida dei divertimenti (il teatro, in particolare), infine si accusano l’arte, il piacere il corpo. La convinzione di essere predestinati e di far parte di una sorta di élite cristiana rinforza il rigorismo morale: in mezzo a un mondo che corre verso la perdizione, i puritani si sentono protetti dalla loro stessa integrità. […] La parola “puritanesimo”, che inizialmente indicava una frangia estrema del calvinismo inglese e presbiteriana, è divenuta di uso comune. Vi si avverte come una nostalgia di purezza. Il puritano infatti sogna una purezza radicale, assoluta, ideale: egli esagera le conseguenze del peccato originale, dubita della bontà originaria della natura umana e diffida delle sue aspirazioni, dei suoi bisogni, dei suoi piaceri. Pensa che l’arte sia una cosa vana, spesso corruttrice; rifiuta la morale del giusto mezzo, inasprisce il rigore della legge e finisce per rendere oltremodo duro, per non dire insopportabile il giogo offerto da Cristo. Scrive Gide [che era di cultura protestante, ndr]: “Un certo puritanesimo che mi hanno insegnato come fosse la morale di Cristo” ha allontanato intere generazioni di cristiani dalla pratica sacramentale, o li ha radicati nell’ipocrisia per tutto il secolo scorso e per parte del nostro. Si può dunque definire il puritanesimo come la forma morale dell’integralismo e fondamentalismo dottrinale. […]» (Jean-Louis Bruguès, Dizionario di morale cattolica, Edizioni Studio Domenicano, 1994, pp. 306-307)

Dice il buon teologo che questi eretici «accusano l’arte, il piacere, il corpo», tutti strumenti di corruzione ai loro occhi. L’arte della cosiddetta Controriforma, infatti, si faceva seduttiva: dal momento che l’Europa pullulava di divisioni, di errori, di travisamenti della verità, quando dunque la Cristianità aveva smesso di essere un’ecclesia a dimensione continentale, dalla Islanda a Pantelleria, e la dottrina romana si scontrava con nuove visioni del mondo, il messaggio evangelico non poteva non presentarsi che come una seduzione. Il pittore Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, il pittore gesuita Andrea Dal Pozzo rapivano i sensi dello spettatore e lo trascinavano in alto, nei piaceri celesti, alla corte voluttuosa dei santi, nei trionfi sublimi della eternità. Soffitti adescatori, avrebbero esclamato con spregio i moralisti nemici dei cinque sensi.

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