venerdì 13 novembre 2009

minima / La domenica del globetto

Si inaugura per l’ennesima volta, e non è l’ultima, il mausoleo del Maxxi, opera di un’architetta irachena (è la globalizzazione, bellezza!), cemento grigiastro planato tra le caserme della polizia e i casermoni borghesi inizio Novecento, portando un carico di malinconia islamica in un angolo di Roma già non particolarmente allegro. Fa pensare a certe periferie di Istanbul in giornate piovose, quando la religione maomettana appare severa, tetra: un monoteismo che ha il terrore di contaminarsi con i sensi, uno sconfinato campo di battaglia, i fedeli come guerrieri, le donne come ombre. Comunque, tra vent’anni risulterà più vecchio delle trimillenarie Mura serviane. Vezzo di una stagione.

Questo costosissimo vezzo avrà in dote per il prossimo anno quattro milioni di euri garantiti dal governo di destra. Per farci che cosa? Non si sa, basta scatenare la fantasia, lo Stato paga. Per adesso, tanto cemento profuso serve a mettere in mostra la tela tagliata dell’italiano, una delle minestrine in scatola del pubblicitario statunitense et similia. Il popolo romano esulta. Le scolaresche son state mobilitate da tempo. Gli assessori si inorgogliscono. La città ne sentiva un profondo bisogno. Non si voleva restare dietro a nessuno, e finalmente la domenica come a Helsinki, come a Dallas, provenienti dalle lontane periferie, sul tram che trasporta i tifosi all’attiguo stadio, porteremo i nostri piccoli a vedere le tele tagliate e le minestrine americane.
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