~ SAN MARTINO E LA PARENTESI METEOROLOGICA ~
Medioevo tetro? Quando in pieno autunno, al confine dell’inverno, ci si accorse di un nuovo tepore, del sole che tornava a splendere, di temperature primaverili, di luce calda, non si gridò come facciamo noi all’Apocalisse imminente, alla sovversione delle stagioni, all’inquietudine della natura. La spiegazione fu trovata in una leggenda gentile: Martino da Tour, cavaliere cristiano, aveva soccorso un povero donandogli metà del suo mantello, e il gesto amoroso aveva suscitato un compenso per tutta la cristianità: un supplemento d’estate intorno all’undici novembre, giorno della festa del santo. Il Cielo aveva modificato la meteorologia per quell’abbraccio a un mendicante, un comportamento che modificava la storia dell’Occidente. Per secoli, gli artisti ne raccontarono il momento culminante. Un olandese grande amante di quel tempo lontano avrebbe spiegato così i delicati collegamenti metafisici: «Il Medioevo non ha mai dimenticato che qualsiasi cosa sarebbe assurda, se il suo significato si limitasse alla sua funzione immediata e alla sua forma fenomenica, e che tutte le cose si estendono per gran tratto nell’aldilà. […] Quest’idea è familiare anche a noi, come sensazione non formulata, quando ad esempio il rumore della pioggia sulle foglie degli alberi o la luce della lampada sul tavolo, in un’ora tranquilla, ci dà una percezione più profonda della percezione quotidiana, che serve all’attività pratica» (Johan Huzinga, L’autunno del medioevo).
Nessun commento:
Posta un commento